Translations of the John Snow Memorandum are intended to help international readers. While every effort has been made to ensure accuracy, if there are any differences in the texts, the original version in English is definitive and was the version published in the Lancet and signed by the original authors and signatories. We'd like to thank our volunteer translators for their hard work in helping make the John Snow Memorandum accesible in as many languages as possible.
Italian translation provided by Paolo Silvestroni.
Italian translation provided by Paolo Silvestroni.
MEMORANDUM JOHN SNOW
Il coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) ha ormai contagiato oltre 35 milioni di persone in tutto il mondo, con più di un milione di morti registrati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità fino al 12 ottobre 2020. Di fronte a una seconda ondata di COVID-19 che sta investendo l’Europa, e all’avvicinarsi dell’inverno, abbiamo bisogno di una comunicazione chiara in merito ai rischi della COVID-19 e alle strategie efficaci per contrastarli. Qui vogliamo condividere il nostro punto di vista in merito alle evidenze condivise attualmente sulla COVID-19.
Il SARS-CoV-2 si diffonde per contatto (attraverso droplet e aerosol) e per trasmissione a distanza tramite aerosol, specialmente in condizioni di scarsa ventilazione. La sua elevata infettività (1), unita alla suscettibilità ai nuovi virus delle popolazioni mai esposte prima a un agente patogeno, dà luogo alle condizioni ideali per una diffusione rapida all’interno della comunità. Il tasso di letalità legato all’infezione da COVID-19 è di diverse volte superiore a quello dell’influenza stagionale (2); inoltre, un’infezione può portare a una condizione di malattia persistente, anche nei giovani che precedentemente godevano di buone condizioni di salute (COVID a lungo termine (3)). Non è ancora del tutto chiaro quale sia la durata dell’immunità protettiva (4); per giunta, come negli altri coronavirus stagionali, SARS-CoV-2 riesce a infettare nuovamente persone che avevano già contratto la malattia, ma la frequenza di reinfezione è al momento sconosciuta (5). È possibile mitigare la trasmissione del virus tramite il distanziamento fisico, l’utilizzo di mascherine, l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e l’evitamento di assembramenti e luoghi scarsamente ventilati. I test rapidi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento sono altrettanto importanti per il controllo dei contagi. Sin dalle prime fasi della pandemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è impegnata a diffondere queste misure.
Inizialmente, molti paesi hanno optato per l’adozione di misure di confinamento (restrizioni rivolte all’intera popolazione, intimata di non uscire e di svolgere il proprio lavoro da casa) al fine di rallentare la rapida diffusione del virus. Queste si sono rivelate essenziali nel ridurre la mortalità (6), (7) scongiurare il sovraccarico dei servizi di assistenza sanitaria e guadagnare tempo per l'elaborazione di sistemi di risposta alla pandemia in grado di sopprimere la trasmissione del virus in seguito al confinamento. Nonostante le misure di confinamento abbiano avuto un effetto dirompente, andando a influire in maniera sostanziale sulla salute fisica e mentale delle persone e danneggiando l’economia, spesso gli effetti peggiori sono stati quelli riscontrati in paesi incapaci di impiegare il tempo a disposizione, durante e dopo il confinamento, nell’instaurazione di sistemi di controllo pandemico efficaci. In assenza di adeguate disposizioni per la gestione della pandemia e del suo impatto su vari aspetti sociali, questi paesi si sono ritrovati ad affrontare continue restrizioni.
Comprensibilmente, la situazione ha portato a manifestazioni di scoraggiamento e diminuzione della fiducia su larga scala. L’arrivo di una seconda ondata e la presa di coscienza di quelle che saranno le sfide a venire hanno destato un rinnovato interesse in un approccio detto d’immunità di gregge, che suggerisce di favorire un’ampia epidemia incontrollata tra la popolazione a basso rischio, mantenendo alto il livello di protezione dei soggetti vulnerabili. I sostenitori di questo approccio affermano che, così facendo, si svilupperebbe nella popolazione a basso rischio un’immunità acquisita all’infezione che andrebbe a sua volta a proteggere la parte vulnerabile della popolazione. Non è altro che una pericolosa falsità priva di evidenze scientifiche.
Qualsiasi strategia di gestione della pandemia di COVID-19 che faccia affidamento sull’immunità da infezione naturale è errata. La trasmissione incontrollata nei giovani comporta rischi significativi di morbilità (3) e mortalità per l’intera popolazione. Oltre al costo umano, si avrebbe un impatto negativo sulla forza lavoro nel suo insieme, e la capacità dei sistemi sanitari di fornire assistenza in acuto e su base routinaria andrebbe in affanno.
Per di più, non vi è alcuna prova di un’immunità protettiva durevole contro la SARS-CoV-2 a seguito di un’infezione naturale (4), senza contare che il contagio endemico conseguente a un calo dell’immunità comporterebbe, per un periodo di tempo indefinito, un rischio per la popolazione vulnerabile. Una strategia di questo tipo non metterebbe la parola fine alla pandemia da COVID-19, ma risulterebbe in epidemie ricorrenti, come nel caso di numerose malattie infettive precedenti l’avvento dei vaccini. Graverebbe inoltre di un peso insostenibile l’economia e gli operatori sanitari, molti dei quali sono morti di COVID-19 o hanno subito il trauma di dover intervenire in un regime di maxiemergenza. Inoltre, non siamo ancora in grado di comprendere chi potrebbe essere affetto da COVID a lungo termine (3). Definire quali sono i soggetti vulnerabili è complesso, ma, pur considerando i soggetti a rischio di malattie gravi, in alcune regioni la popolazione vulnerabile rappresenta il 30% (8). L’isolamento prolungato di ampie fasce di popolazione è praticamente impossibile ed eticamente riprovevole. L'evidenza empirica di molti paesi dimostra che non è possibile restringere le epidemie incontrollate a sottoinsiemi specifici della società. Un simile approccio comporta inoltre il rischio di esacerbare ulteriormente le disuguaglianze socioeconomiche e le discriminazioni già messe a nudo dalla pandemia. Un impegno straordinario a protezione dei più vulnerabili è essenziale, ma deve avanzare di pari passo con strategie attive su più fronti e rivolte all’intera popolazione.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un sempre più rapido incremento dei casi di COVID-19 in gran parte dell’Europa, degli Stati Uniti e di molti altri paesi in tutto il mondo. Dobbiamo agire subito in maniera decisa. È necessario che le misure capaci di sopprimere e controllare la trasmissione del virus vengano adottate ampiamente, e che siano supportate da programmi finanziari e sociali volti a incoraggiare una risposta della comunità e ad alleggerire le disuguaglianze amplificate dalla pandemia. Probabilmente, a breve termine si renderanno necessarie continue restrizioni, che limiteranno la trasmissione del virus e correggeranno i sistemi inefficaci di risposta alla pandemia, nel tentativo di scongiurare future misure di confinamento. Lo scopo di tali restrizioni è di ridurre efficacemente le infezioni da SARS-CoV-2 a un livello tale da consentire il rilevamento di focolai localizzati e di fornire una pronta risposta attraverso sistemi efficienti e completi di ricerca, esecuzione dei test, tracciamento, isolamento e sostegno che consentano di ripristinare una situazione di semi-normalità senza la necessità di restrizioni generalizzate. La protezione delle nostre economie e il controllo sulla COVID-19 sono legati da un filo indissolubile. Dobbiamo proteggere la forza lavoro ed evitare l’incertezza a lungo termine.
Giappone, Vietnam e Nuova Zelanda, solo per citare alcuni paesi, sono la dimostrazione che una solida risposta della sanità pubblica è in grado di tenere sotto controllo i contagi e di consentire un ritorno alla vita normale, come testimoniano le numerose storie di successo di questo tipo. Le prove sono inequivocabili: il controllo della diffusione del virus all’interno della comunità è il modo migliore per proteggere la società e le nostre economie fino a quando vaccini e terapie di comprovata sicurezza ed efficacia non saranno a nostra disposizione nei prossimi mesi.
Non possiamo permetterci distrazioni che mettano a repentaglio l’attuazione di una risposta efficace; è essenziale agire con urgenza sulla base di evidenze scientifiche.
Se vuoi sostenere questo appello, firma il Memorandum John Snow.
Il Memorandum John Snow è stato pubblicato per la prima volta su The Lancet il 14 ottobre 2020 .
Il SARS-CoV-2 si diffonde per contatto (attraverso droplet e aerosol) e per trasmissione a distanza tramite aerosol, specialmente in condizioni di scarsa ventilazione. La sua elevata infettività (1), unita alla suscettibilità ai nuovi virus delle popolazioni mai esposte prima a un agente patogeno, dà luogo alle condizioni ideali per una diffusione rapida all’interno della comunità. Il tasso di letalità legato all’infezione da COVID-19 è di diverse volte superiore a quello dell’influenza stagionale (2); inoltre, un’infezione può portare a una condizione di malattia persistente, anche nei giovani che precedentemente godevano di buone condizioni di salute (COVID a lungo termine (3)). Non è ancora del tutto chiaro quale sia la durata dell’immunità protettiva (4); per giunta, come negli altri coronavirus stagionali, SARS-CoV-2 riesce a infettare nuovamente persone che avevano già contratto la malattia, ma la frequenza di reinfezione è al momento sconosciuta (5). È possibile mitigare la trasmissione del virus tramite il distanziamento fisico, l’utilizzo di mascherine, l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e l’evitamento di assembramenti e luoghi scarsamente ventilati. I test rapidi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento sono altrettanto importanti per il controllo dei contagi. Sin dalle prime fasi della pandemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è impegnata a diffondere queste misure.
Inizialmente, molti paesi hanno optato per l’adozione di misure di confinamento (restrizioni rivolte all’intera popolazione, intimata di non uscire e di svolgere il proprio lavoro da casa) al fine di rallentare la rapida diffusione del virus. Queste si sono rivelate essenziali nel ridurre la mortalità (6), (7) scongiurare il sovraccarico dei servizi di assistenza sanitaria e guadagnare tempo per l'elaborazione di sistemi di risposta alla pandemia in grado di sopprimere la trasmissione del virus in seguito al confinamento. Nonostante le misure di confinamento abbiano avuto un effetto dirompente, andando a influire in maniera sostanziale sulla salute fisica e mentale delle persone e danneggiando l’economia, spesso gli effetti peggiori sono stati quelli riscontrati in paesi incapaci di impiegare il tempo a disposizione, durante e dopo il confinamento, nell’instaurazione di sistemi di controllo pandemico efficaci. In assenza di adeguate disposizioni per la gestione della pandemia e del suo impatto su vari aspetti sociali, questi paesi si sono ritrovati ad affrontare continue restrizioni.
Comprensibilmente, la situazione ha portato a manifestazioni di scoraggiamento e diminuzione della fiducia su larga scala. L’arrivo di una seconda ondata e la presa di coscienza di quelle che saranno le sfide a venire hanno destato un rinnovato interesse in un approccio detto d’immunità di gregge, che suggerisce di favorire un’ampia epidemia incontrollata tra la popolazione a basso rischio, mantenendo alto il livello di protezione dei soggetti vulnerabili. I sostenitori di questo approccio affermano che, così facendo, si svilupperebbe nella popolazione a basso rischio un’immunità acquisita all’infezione che andrebbe a sua volta a proteggere la parte vulnerabile della popolazione. Non è altro che una pericolosa falsità priva di evidenze scientifiche.
Qualsiasi strategia di gestione della pandemia di COVID-19 che faccia affidamento sull’immunità da infezione naturale è errata. La trasmissione incontrollata nei giovani comporta rischi significativi di morbilità (3) e mortalità per l’intera popolazione. Oltre al costo umano, si avrebbe un impatto negativo sulla forza lavoro nel suo insieme, e la capacità dei sistemi sanitari di fornire assistenza in acuto e su base routinaria andrebbe in affanno.
Per di più, non vi è alcuna prova di un’immunità protettiva durevole contro la SARS-CoV-2 a seguito di un’infezione naturale (4), senza contare che il contagio endemico conseguente a un calo dell’immunità comporterebbe, per un periodo di tempo indefinito, un rischio per la popolazione vulnerabile. Una strategia di questo tipo non metterebbe la parola fine alla pandemia da COVID-19, ma risulterebbe in epidemie ricorrenti, come nel caso di numerose malattie infettive precedenti l’avvento dei vaccini. Graverebbe inoltre di un peso insostenibile l’economia e gli operatori sanitari, molti dei quali sono morti di COVID-19 o hanno subito il trauma di dover intervenire in un regime di maxiemergenza. Inoltre, non siamo ancora in grado di comprendere chi potrebbe essere affetto da COVID a lungo termine (3). Definire quali sono i soggetti vulnerabili è complesso, ma, pur considerando i soggetti a rischio di malattie gravi, in alcune regioni la popolazione vulnerabile rappresenta il 30% (8). L’isolamento prolungato di ampie fasce di popolazione è praticamente impossibile ed eticamente riprovevole. L'evidenza empirica di molti paesi dimostra che non è possibile restringere le epidemie incontrollate a sottoinsiemi specifici della società. Un simile approccio comporta inoltre il rischio di esacerbare ulteriormente le disuguaglianze socioeconomiche e le discriminazioni già messe a nudo dalla pandemia. Un impegno straordinario a protezione dei più vulnerabili è essenziale, ma deve avanzare di pari passo con strategie attive su più fronti e rivolte all’intera popolazione.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un sempre più rapido incremento dei casi di COVID-19 in gran parte dell’Europa, degli Stati Uniti e di molti altri paesi in tutto il mondo. Dobbiamo agire subito in maniera decisa. È necessario che le misure capaci di sopprimere e controllare la trasmissione del virus vengano adottate ampiamente, e che siano supportate da programmi finanziari e sociali volti a incoraggiare una risposta della comunità e ad alleggerire le disuguaglianze amplificate dalla pandemia. Probabilmente, a breve termine si renderanno necessarie continue restrizioni, che limiteranno la trasmissione del virus e correggeranno i sistemi inefficaci di risposta alla pandemia, nel tentativo di scongiurare future misure di confinamento. Lo scopo di tali restrizioni è di ridurre efficacemente le infezioni da SARS-CoV-2 a un livello tale da consentire il rilevamento di focolai localizzati e di fornire una pronta risposta attraverso sistemi efficienti e completi di ricerca, esecuzione dei test, tracciamento, isolamento e sostegno che consentano di ripristinare una situazione di semi-normalità senza la necessità di restrizioni generalizzate. La protezione delle nostre economie e il controllo sulla COVID-19 sono legati da un filo indissolubile. Dobbiamo proteggere la forza lavoro ed evitare l’incertezza a lungo termine.
Giappone, Vietnam e Nuova Zelanda, solo per citare alcuni paesi, sono la dimostrazione che una solida risposta della sanità pubblica è in grado di tenere sotto controllo i contagi e di consentire un ritorno alla vita normale, come testimoniano le numerose storie di successo di questo tipo. Le prove sono inequivocabili: il controllo della diffusione del virus all’interno della comunità è il modo migliore per proteggere la società e le nostre economie fino a quando vaccini e terapie di comprovata sicurezza ed efficacia non saranno a nostra disposizione nei prossimi mesi.
Non possiamo permetterci distrazioni che mettano a repentaglio l’attuazione di una risposta efficace; è essenziale agire con urgenza sulla base di evidenze scientifiche.
Se vuoi sostenere questo appello, firma il Memorandum John Snow.
Il Memorandum John Snow è stato pubblicato per la prima volta su The Lancet il 14 ottobre 2020 .
Riferimenti
1. Hao X, Cheng S, Wu D, Wu T, Lin X, Wang C. Reconstruction of the full transmission dynamics of COVID-19 in Wuhan. Nature 2020; 584: 420–24.
2. Verity R, Okell LC, Dorigatti I, et al. Estimates of the severity of coronavirus disease 2019: a model-based analysis. Lancet Infect Dis 2020; 20: 669–77.
3. Nature. Long COVID: let patients help define long-lasting COVID symptoms. Nature 2020; 586: 170.
4. Chen Y, Tong X, Li Y, et al. A comprehensive, longitudinal analysis of humoral responses specific to four recombinant antigens of SARS-CoV-2 in severe and non-severe COVID-19 patients. PLoS Pathog 2020; 16: e1008796.
5. Parry J. COVID-19: Hong Kong scientists report first confirmed case of reinfection. BMJ 2020; 370: m3340.
6. Flaxman S, Mishra S, Gandy A, et al. Estimating the effects of non-pharmaceutical interventions on COVID-19 in Europe. Nature 2020; 584: 257–61.
7. Dehning J, Zierenberg J, Spitzner FP, et al. Inferring change points in the spread of COVID-19 reveals the effectiveness of interventions. Science 2020; 369: eabb9789.
8. Clark A, Jit M, Warren-Gash C, et al. Global, regional, and national estimates of the population at increased risk of severe COVID-19 due to underlying health conditions in 2020: a modelling study. Lancet Glob Health 2020; 8: e1003–17.
1. Hao X, Cheng S, Wu D, Wu T, Lin X, Wang C. Reconstruction of the full transmission dynamics of COVID-19 in Wuhan. Nature 2020; 584: 420–24.
2. Verity R, Okell LC, Dorigatti I, et al. Estimates of the severity of coronavirus disease 2019: a model-based analysis. Lancet Infect Dis 2020; 20: 669–77.
3. Nature. Long COVID: let patients help define long-lasting COVID symptoms. Nature 2020; 586: 170.
4. Chen Y, Tong X, Li Y, et al. A comprehensive, longitudinal analysis of humoral responses specific to four recombinant antigens of SARS-CoV-2 in severe and non-severe COVID-19 patients. PLoS Pathog 2020; 16: e1008796.
5. Parry J. COVID-19: Hong Kong scientists report first confirmed case of reinfection. BMJ 2020; 370: m3340.
6. Flaxman S, Mishra S, Gandy A, et al. Estimating the effects of non-pharmaceutical interventions on COVID-19 in Europe. Nature 2020; 584: 257–61.
7. Dehning J, Zierenberg J, Spitzner FP, et al. Inferring change points in the spread of COVID-19 reveals the effectiveness of interventions. Science 2020; 369: eabb9789.
8. Clark A, Jit M, Warren-Gash C, et al. Global, regional, and national estimates of the population at increased risk of severe COVID-19 due to underlying health conditions in 2020: a modelling study. Lancet Glob Health 2020; 8: e1003–17.